Acqua, più controlli sugli interventi dice la città metropolitana
Approvata dal Consiglio e dalla Conferenza dei sindaci la riprogrammazione degli interventi per il 2017-2019.Mantiene le priorità sulla realizzazione dei nuovi depuratori e le esigenze fondamentali dei comuni dell'entroterra la riprogrammazione degli interventi 2017-19 per il servizio idrico integrato proposta dal consigliere delegato Enrico Pignone e approvata dal Consiglio metropolitano presieduto dal sindaco Marco Doria, con il parere favorevole della Conferenza dei sindaci. Il provvedimento si è reso necessario perché dal consuntivo 2016 sono emersi ritardi nella progettazione e realizzazione delle opere previste.Marco Doria, rispondendo anche alle sollecitazioni dei sindaci del territorio, ha detto che “per il 2017-19 saranno adottate dalla Città metropolitana procedure di controllo più stringenti sul gestore per le progettazioni e l'esecuzione di tutti i lavori inseriti nel piano, affinché non ci siano rischi di ulteriori ritardi.” L'Ato acqua di cui l'ente ha la regia sul territorio metropolitano implementerà i software del proprio sito con i dati e le fasi realizzative delle opere previste dal piano d'intervento e le strutture dei Comuni potranno interagirvi per confermare gli stati d'avanzamento dichiarati dal gestore.Fra le priorità del piano, su proposta di Valentina Ghio, anche gli eventuali interventi necessari per adeguare alcune parti della rete dell'acqua potabile al nuovo limite del cromo introdotto dal decreto del Ministero della Salute, di concerto con l'Ambiente, pubblicato il 16 gennaio sulla Gazzetta Ufficiale.Il provvedimento, hanno spiegato i tecnici metropolitani, è stato emanato sulla base del principio precauzionale e allinea l'Italia al valore di riferimento per il cromo esavalente finora assunto in Europa solo dal Regno Unito.Nel nostro Paese il valore massimo per il cromo totale nell'acqua potabile è di 50 microgrammi per litro, al quale si aggiunge la nuova soglia di 10 microgrammi per litro per il solo cromo esavalente che potrebbe toccare anche alcuni punti del territorio metropolitano. “Non ci sono motivi di preoccupazione perché si tratta di un valore estremamente basso – spiegano i tecnici - e la causa secondo i primi esami è dovuta alla conformazione idrogeologica e alla presenza di fondi minerali naturali, non ad attività umane”. Serviranno comunque interventi, dall'eliminazione di qualche sorgente nella captazione ad alcuni impianti di potabilizzazione che il piano degli interventi 2017-19 ha inserito fra le priorità. Per realizzarli, e il tema riguarda tutta l'Italia le Regioni chiederanno domani al Ministero di prorogare l'entrata in vigore della nuova norma per il periodo necessario agli adeguamenti della rete.Sempre sul servizio idrico integrato la Città metropolitana ha approvato in Consiglio, con il parere favorevole della Conferenza dei sindaci (tranne quello contrario di Cogorno, Gorreto, Masone, Mele, Propata e Rossiglione e le astensioni di Davagna e San Colombano Certenoli) il protocollo d'intesa sulle “partite pregresse” da conguagliare al gestore per il periodo 2010-11 e la quantificazione di altre poste fra il 2009 e il 2014. La precedente normativa (decreto ministeriale del 1^ agosto 1996) stabiliva infatti con il meccanismo di calcolo della tariffa anche l'obbligo, alla fine di ogni triennio, della revisione della tariffa, prevedendo un sistema di conguaglio a credito o a debito del gestore. “Dopo una negoziazione lunga e complessa – ha detto Marco Doria – chiudiamo una partita che secondo le normative dell'authority avrebbe dovuto essere conclusa nel 2014.” Dopo una trattativa proseguita per oltre tre anni la Città metropolitana, anche con la consulenza di Anea e la consultazione del Comitato Acqua, ha raggiunto una mediazione con il gestore concretizzata nello schema-tipo di protocollo d'intesa approvato oggi.“Per tutte le vecchie partite – ha detto Enrico Pignone – siamo riusciti a ridurre da 65 milioni a 43 le richieste del gestore e a limitare al massimo l'impatto sulle tariffe, circa 20 euro l'anno a famiglia, rateizzandolo in quattro anni”. Astenuto in Consiglio su questa pratica Nino Oliveri: “apprezzo – ha detto – il lungo e faticoso lavoro di Enrico Pignone e degli uffici, ma ritengo che su alcuni punti sarebbero stati necessari ulteriori approfondimenti.”