A montebruno il museo contadino che coltiva la memoria (video di tabloid)
Viaggio per immagini nell'antico complesso agostiniano in Valtrebbia dove uno straordinario museo racconta e fa vivere cultura, tradizioni, attrezzi e macchinari, dal mulino al ronfò, radici preziose di un passato da non dimenticare. La mola e tutti i complessi meccanismi di un mulino, carri poderosi che trainati da cavalli o buoi potevano trasportare anche 30 quintali di botti piene di vino, attraverso monti e colline sino in città, le prime macchine per trebbiare, per imballare il fieno, innumerevoli attrezzi, utensili, ricostruzioni piene di fascino di ambienti di lavoro e di vita compresa la cucina, vero fulcro delle attività domestiche, riscaldata dal fuoco della stufa e del ronfò. Sono radici preziose di un tempo non troppo lontano che non deve essere dimenticato e per questo ne coltiva la memoria uno straordinario museo contadino, forse il più bello di tutta la Liguria, a Montebruno, nel quattrocentesco complesso agostiniano collegato all'antico borgo dal ponte storico sul Trebbia eretto dai Doria. Il video del programma Tabloid della Città metropolitana di Genova lo racconta per immagini, ognuna con una storia nelle parole e nella passione di don Pietro Cazzullo, parroco di Montebruno e di tutta la Val Trebbia che ne è stato artefice, raccogliendo innumerevoli testimonianze del mondo e delle tradizioni contadine.Il museo ripercorre le vite dei contadini fra montagna e vallate e degli artigiani nei borghi, come i fabbri, i falegnami, i ciabattini, scandite per secoli dai ritmi delle stagioni e dall'estrema sobrietà di ogni gesto quotidiano, a contatto di una natura modellata con rispetto per le coltivazioni e i pascoli, costruendo e usando attrezzi e macchinari che oggi non esistono più. Il museo è ospitato nella parte superiore del convento agostiniano, annesso al santuario di Nostra Signora di Montebruno, scrigno di devozione e arte preziosa e vi si arriva dal magnifico chiostro appena restaurato facendo riemergere anche gli antichi affreschi della sala capitolare e della cappella dei monaci. Ma un altro cuore batte anche più in profondità: nelle fondazioni del convento che svelano un antico mulino, carri, le prime generazioni di macchine per trebbiare e imballare il fieno. A lungo don Pietro insieme ai ragazzi della valle ne ha utilizzato una in modo originale: per imballare la carta e venderla, dando una mano alle missioni.La Val Trebbia custodisce nel cuore questo museo perché “all'inizio raccogliere gli oggetti è stato un po' faticoso - dice don Pietro – ma quasi subito la voglia di tener salde le radici di vite e tradizioni è diventata sentimento comune in tutta la vallata”.
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