La memoria delle vittime e le responsabilità dei carnefici, l’atlante delle stragi nazifasciste (video di tabloid)
Il programma della Città metropolitana di Genova approfondisce con immagini e interviste i contenuti e i significati della grande banca digitale online su eccidi e massacri nazifascisti contro civili e partigiani disarmati in Italia fra l'8 settembre 1943 e la Liberazione. Subito dopo l’8 settembre 1943 le forze che si misuravano – diceva il comandante partigiano Canevari - erano una sigla, Cln, contro un esercito. I giovani della Resistenza riuscirono poi a unire energie e valori per combattere sino a sconfiggere nazisti e fascisti, ma il cammino verso la Liberazione fu segnato anche dal sangue di oltre 5.400 eccidi di cui furono vittime 23.317 civili inermi e partigiani uccisi al di fuori degli scontri armati. Lo documenta l'Atlante online delle stragi nazifasciste in Italia fra il 1943 e il 1945 che parla alla coscienza e alla ragione per trasmettere memoria condivisa di tutte le vittime e far emergere le responsabilità di chi perpetrò i massacri. La banca dati digitale (www.straginazifasciste.it) frutto del lavoro congiunto di studiosi tedeschi e italiani nell'accordo fra l'Italia e la Germania che l'ha finanziato, è stata promossa a livello nazionale dall'Istituto per la storia del movimento di Liberazione e dall'Anpi, coinvolgendo la rete di tutti gli Istituti storici della Resistenza. Quello ligure, l'Ilsrec, ha presentato l'Atlante, con il presidente Mino Ronzitti, studiosi e rappresentanti delle istituzioni e soggetti partecipanti nel salone della Città metropolitana di Genova dove la consigliera Laura Repetto ha sottolineato “il valore, la duttilità e l'assoluta novità in Europa di quest'opera fondamentale anche per trasmettere la memoria a ragazzi e ragazze delle scuole”.Il programma Tabloid approfondisce i contenuti, il valore e i significati dell'Atlante delle stragi naziste e fasciste con immagini e interviste a Chiara Dogliotti dell'Università di Pisa, coordinatrice del progetto per la Liguria, e ad Alessio Parisi, ricercatore dell'Ilsrec che con il collega Francesco Caorsi ha curato le indagini sulla VI Zona Partigiana che comprendeva anche tutta la provincia di Genova.Le indagini a livello nazionale hanno coinvolto 115 ricercatori degli Istituti storici della Resistenza e per dare omogeneità alle ricerche, che avevano fonti differenti, sono stati messi a disposizione degli studiosi anche i materiali del famigerato “armadio della vergogna” ritrovato per caso sepolto in uno scantinato con 695 fascicoli di eccidi e massacri nazifascisti archiviati illegittimamente nel 1960.Le violenze contro gli inermi mettono in luce differenze fra le diverse parti della Penisola, al di qua e al di là della linea del fronte, e anche l'accanimento delle forze repressive della Repubblica di Salò contro partigiani e civili nei tentativi falliti di riconquistare l'Italia al fascismo. Nella VI zona partigiana l'Atlante ha censito 217 vittime, in 26 stragi e uccisioni di singole vittime e le ricerche hanno anche accertato definitivamente che all'Olivetta, tra i prigionieri detenuti nella quarta sezione del carcere di Marassi portati a Portofino per essere fucilati e gettati in mare ci fu una ventiduesima vittima, Luigi Costa, “colpevole” di avere un fratello partigiano. La strage dell'Olivetta, probabile rappresaglia della giornata della spia del 30 novembre 1944, quando le Sap uccisero 21 collaborazionisti e delatori infiltrati nei loro gruppi dai fascisti, fu però una strage anomala, perché i tedeschi non la rivendicarono e la tennero segreta.