Basilico e scuola, nella villa del barone a pra nasce il mortaio (video di tabloid)
Villa Sauli Podestà a Genova Pra, centro di quella che nell'Ottocento fu la vasta tenuta agricola Podestà, diventa sede di un incubatore agroalimentare gestito dall''alberghiero Bergese e dalla Fondazione Cif. La grande avventura agricola del barone Andrea Podestà, eminente personaggio della storia genovese che fu senatore del regno d’Italia, sindaco del comune di Genova per tre volte fra il 1866 e il 1895 e presidente del consiglio provinciale per 25 anni dal 1870 al 1895, anno della sua scomparsa, inizia alla fine dell'Ottocento nella piana sul mare fra Pra e Voltri, proprio dove oggi c'è il casello autostradale.
Qui il padre, il cavalier Luca Podestà, aveva acquistato già nel 1848 due antiche ville sei-settecentesche, edifici di villa secondo la definizione genovese, ovvero fabbricati rurali dotati anche di caratteristiche più o meno auliche di residenze aristocratiche di campagna e giardini di piacere: la villa detta oggi Doria Podestà, più spiccatamente monumentale in quanto progettata all’inizio del Seicento da Bartolomeo Bianco nientemeno che per un doge della repubblica genovese, Giacomo Lomellini, e, trecento metri più a ovest, la villa chiamata oggi Sauli Podestà, di aspetto più marcatamente rurale.
I due edifici divennero il cuore dell'immensa tenuta agricola che il cavalier Podestà aveva acquistato insieme ad esse, e che si estendeva nel territorio di Pra, Voltri, Mele e Acquasanta, comprendendo campi coltivati con diverse colture ma anche castagneti, vigneti, boschi e pascoli. Il figlio Andrea, che sarà poi insignito del titolo di barone, ampliò la già estesa proprietà acquistando nuovi terreni a Bosio e in Valle Stura (Masone, Campo Ligure e Rossiglione), creando non solo l’azienda agricola più grande della Liguria, regione di estrema frammentazione fondiaria, ma anche la più avanzata e moderna, con una vocazione per l’innovazione che la rese presto celebre.
La terza generazione dei Podestà fu rappresentata da Giulio, più interessato all’allevamento, che fece realizzare a Masone le vaccherie e la stazione di monta taurina, e ampliò la già esistente tenuta di caccia. Alla morte di Giulio, nel 1959, tutti i beni Podestà finirono in lascito all’ospedale genovese di San Martino, legati a una fondazione per i malati di tubercolosi.
Le due ville sono poi pervenute alla Provincia di Genova, che già negli anni Novanta avviò nella maggiore di esse, villa Doria Podestà, il Parco del basilico, un progetto agricolo, scientifico, turistico ed espositivo che si riallacciava alla storia del barone Podestà.
Oggi quel progetto si sviluppa ulteriormente spostandosi nell’altra villa, villa Sauli Podestà, salvata dal degrado e riportata al primitivo lustro grazie ai restauri realizzati a partire dal 2009 prima dalla Provincia di Genova e poi dalla Città metropolitana, con un investimento di circa 5 milioni di euro: il suo nuovo nome è ‘Il Mortaio’, ed è stato inaugurato il 2 maggio 2016 da Marco Doria, sindaco metropolitano di Genova, Angelo Capizzi, preside dell'istituto alberghiero Bergese, e Alessandro Repetto, presidente della Fondazione Cif Formazione ed ultimo presidente della Provincia di Genova che avviò il percorso che ha portato fino a qui. 'Il Mortaio' ha obiettivi agro-alimentari, turistici, di sviluppo economico e di formazione professionale, e comprende insieme al Parco del basilico anche un incubatore agro-alimentare affidato in convenzione al Bergese e alla Fondazione Cif Formazione, entrambe scuole incluse nel polo regionale agro-alimentare Atal.
L'obiettivo dell'incubatore è valorizzare tutte le produzioni agro-alimentari tipiche locali, quindi non solo il basilico di Pra, ingrediente base del pesto genovese, la salsa principe della cucina ligure ormai celebre in tutto il mondo, ma anche canestrelli, pandolce, vini, miele, marmellate, sciroppo di rosa, olive taggiasche ed altre. 'Il Mortaio' collaborerà con produttori agricoli, trasformatori, ristoratori, ospiterà convegnistica nel bellissimo auditorium della villa e realizzerà, grazie agli allievi delle scuole, eventi, cene, aperitivi in giardino, show cooking ed altre attività mirate a dare la massima visibilità alle produzioni agricole e alimentari tipiche locali.