Piano metropolitano rifiuti, riciclo oltre il 65% e raccolte porta a porta
Approvata dal Consiglio metropolitano la delibera di adozione del piano presentata dal consigliere delegato Enrico Pignone. “Risposta strategica alla sfida di aumentare il riciclo delle materie come risorse” ha detto il sindaco Marco Doria.Un sistema integrato e modulato per far crescere anche oltre il 65% previsto per il 2020 le percentuali di raccolta differenziata e riciclo dei materiali come risorse, riducendo dalle attuali 300.000 all’anno a 86.000 le tonnellate di materiali residui in discarica. E’ l’obiettivo e la sfida del piano metropolitano dei rifiuti adottato all'unanimità dei presenti dal Consiglio metropolitano di Genova. “Un documento molto significativo – ha detto il sindaco Marco Doria – che risponde all’indicazione strategica di aumentare il più possibile il riciclo delle materie ed è questa la sfida vera. Pochi anni fa progettualmente eravamo all'anno zero e la nuova impostazione prevede impianti diffusi e avanzati, compatibili per l’ambiente e finanziariamente più sostenibili, rispondendo alle indicazioni europee, nazionali e regionali.” Il piano che organizza il programma degli interventi e il modello gestionale per la differenziazione, il recupero e la valorizzazione dei rifiuti, punta innanzitutto sulla “raccolta porta a porta ovunque sia praticabile sul territorio – dice il consigliere delegato Enrico Pignone che l’ha presentato- e sulla massima riutilizzazione possibile delle frazioni organiche con impianti di pretrattamento, compostaggio e biodigestione”.
Il piano unifica per tutto il territorio metropolitano i colori codificati dalla norma EN 16043:2012 per i contenitori delle diverse raccolte: grigio per l’indifferenziata, blu per carta e cartone, verde per il vetro, giallo per la plastica, turchese per gli imballaggi metallici, marrone per l’organico e “introduce un elemento fondamentale per il sistema – dice Pignone - superando l’attuale frammentazione delle gestioni”. Sino al 2020 saranno articolate sugli otto bacini del territorio metropolitano poi la gestione diventerà unica per tutto l’ambito metropolitano, come prevede anche la legge regionale.
“Era necessario – dice Pignone – individuare strumenti che indirizzassero verso l’omogeneità, tenendo anche conto però nella fase transitoria, come hanno chiesto i Comuni, di specifiche esigenze e peculiarità. Per questo Comuni e Unioni dello stesso bacino per affidare il servizio potranno utilizzare anche la formula dell’accordo quadro, avvalendosi per la gara della stazione unica appaltante della Città metropolitana che sottoscriverà l’accordo.
Nelle linee generali dell’intesa poi ogni Comune stipulerà un contratto, modulato sulle proprie esigenze.”
Per il trattamento della frazione organica dei rifiuti, stimata in 89.100 tonnellate nel 2020 dai parametri regionali (ma che, ipotizza il piano metropolitano, potrebbero essere anche 30.000 in più, intercettandone percentuali superiori nel riciclo) c’è bisogno di un impianto per Genova e i Comuni dell’area con capacità di 70.000 tonnellate annue, di un impianto da 16.000 tonnellate annue per il Golfo Paradiso e il Tigullio e di una serie, da 20 a 36, di piccoli impianti per il compostaggio di prossimità della capacità complessiva di 3.100 tonnellate annue.Il ciclo dell’organico prevede la separazione del secco dall’umido destinando poi quest'ultimo alla produzione di compost e anche di biometano come "nuova opportunità - sottolinea Pignone - per veicoli e gli usi domestici".Se l’organico da trattare sfiorasse le 120.000 tonnellate annue come ipotizzato dal piano metropolitano la capacità dei due impianti maggiori potrebbe aumentare quindi rispettivamente da 70 a 90.000 tonnellate e da 16 a 26.000 tonnellate.
Ai due impianti già individuati l’estate scorsa nel primo stralcio del piano, a Scarpino e Rio Marsiglia con due discariche di servizio collegate per le sole frazioni di rifiuti non utilizzabili dopo la differenziazione, si potrebbe “eventualmente aggiungere un terzo impianto di separazione e biodigestione, nel Comune di Orero in Fontanabuona, in un’area indicata fra quelle possibili negli screening territoriali”. Il piano, redatto sulla base degli indirizzi istituzionali e il confronto con gli enti locali da un gruppo di lavoro interno della Città metropolitana (direzione ambiente, segreteria tecnica Ato metropolitano rifiuti, staff urbanistico e stazione unica appaltante) con la consulenza della Scuola agraria del Parco di Monza specializzata in sostenibilità, prevede inoltre in ogni bacino di affidamento almeno due isole ecologiche e in quelli del territorio interno con Comuni che producono meno di 50 tonnellate di frazioni organiche per chilometro quadrato compostaggio domestico e almeno due impianti di piccola taglia.Per Maria Luisa Biorci, presidente della commissione consiliare ambiente “è stato fatto un grande lavoro dalla Città metropolitana, presente con i sindaci in modo profondo ed evidente e il risultato è un piano concreto, ambizioso e cantierabile che mi rende entusiasta". Questo il video di Tabloid sul Piano metropolitano dei rifiuti.