Memoria, gilberto salmoni ricorda con i ragazzi la deportazione nei lager
Mercoledì 8 febbraio alle 10, alla sala Sivori di salita Santa Caterina nella Giornata del deportato. L'incontro con gli studenti è organizzato da Aned, Ilsrec, Comunità Ebraica con la partecipazione della Città metropolitana di Genova.“Ho visto gli incendi – scriveva un bambino ebreo di Terezin – e troppo presto sono diventato grande" e anche per Gilberto Salmoni l'infanzia finì di colpo. “Sono diventato grande già a dieci anni – racconta il presidente di Aned Genova – con le leggi razziali del 1938. Dover cambiare scuola, non poter più andare in classe con i miei compagni è stata una crescita obbligata che imponeva di ragionare, di cercare di capire se le cose fossero giuste o sbagliate, distinguere fra falsità e verità”. E poi il 17 aprile 1944, quando non aveva ancora 16 anni, venne catturato con tutta la sua famiglia dalle milizie repubblichine sulle Alpi, alla frontiera svizzera. Dal carcere di San Vittore le SS prima li rinchiusero a Fossoli e poi li divisero sui treni dei lager nazisti. Ne parlerà a ragazzi e ragazze lo stesso Salmoni mercoledì 8 febbraio alle 10 alla Sala Sivori di salita Santa Caterina durante la “Giornata del deportato” con gli studenti. L'incontro, nelle iniziative per il Giorno della Memoria, sulla deportazione genovese con la testimonianza di Gilberto Salmoni, video-interviste dei sopravvissuti e racconti è organizzato con la partecipazione della Città metropolitana di Genova da Aned, Istituto ligure per la storia della Resistenza e dell'Età contemporanea (Ilsrec) e Comunità Ebraica di Genova.Interverranno Miryam Kraus della Comunità ebraica, il presidente dell'Ilsrec Giacomo Ronzitti, il direttore dell'ufficio scolastico regionale del Miur Rosaria Pagano e la consigliera metropolitana Laura Repetto. “Gilberto Salmoni che si rivolge ai giovani, ai quali da tanti anni è vicino – dice Laura Repetto - è sempre molto efficace nel trasmettere la sua drammatica e sconvolgente esperienza umana. Spesso ragazzi e ragazze se apprendono delle deportazioni solo attraverso i testi scolastici tendono a percepire ciò che acquisiscono dai libri in una dimensione distante e quasi irreale"."Ascoltare invece testimoni diretti, veder calate le loro vite e storie fra le case e le strade di Genova riporta i ragazzi all'immediatezza della quotidianità, facendo sentire sulla loro pelle che tutto ciò li riguarda. Ancora.""Per questo la Città metropolitana ha voluto fortemente questa iniziativa e ringrazia tutti coloro che si sono adoperati per realizzarla e i docenti, numerosissimi e tempestivi nel rispondere all'invito alla partecipazione delle scuole.” Gilberto Salmoni e suo fratello, più grande di 14 anni e medico, dopo Fossoli furono destinati a Buchenwald, i genitori e la sorella alle camere a gas di Auschwitz. “Mia sorella – racconta il presidente di Aned Genova - era stata ferita molto gravemente alla testa, all'addome, a una mano da un mitragliamento aereo a Fossoli. Fu portata all'ospedale di Carpi, ma quando tornò era comunque malconcia"."Mi spiego così il fatto che sia stata destinata subito ad Auschwitz. Mia madre sarebbe stata destinata a Ravensbruck, ma volle andare con la figlia e il marito"."A Genova si conosceva già il nome di Auschwitz, si sapeva delle sue docce finte, eravamo sicuri di non vederci più e con loro ci dicemmo addio. Purtroppo infatti furono uccisi con la prima selezione all'arrivo ad Auschwitz, come ci disse l'interprete durante il nostro trasferimento verso il lager."A Buchenwald un ragazzo di 16 anni divenne solo il numero 44573: come se ne trasmette la memoria ai giovani di oggi?“Si racconta – dice Salmoni - ciò che si è passato, le proprie vicende, cercando di non calcare la mano, preferisco che siano i ragazzi a fare domande. Si lavorava per molte ore, undici e mezza al giorno, con una sosta di mezz'ora e si dormiva poco perché c'erano appelli mattina e sera, perciò si stava anche molto in piedi. Racconto per dire a che punti si era arrivati e per avvertire i giovani di stare attenti a ciò che accade oggi, nel proprio e in altri Paesi"Poco prima della liberazione del campo, fra l'11 e il 12 aprile 1945, a Buchenwald - dove i morti accertati furono oltre 56.000 - le cataste dei cadaveri continuavano ad accumularsi, anche negli occhi e nel cuore dei sopravvissuti. Per Gilberto Salmoni l'antidoto più forte per resistere all'atroce disumanizzazione del lager è stato il fratello maggiore. “Un fratello molto affezionato e attento, per quanto anche lui come me fosse malridotto, mi ha aiutato a vivere di meno questa disumanizzazione, anche se avevamo costantemente la sensazione di essere destinati a morire, che non saremmo sopravvissuti, che in qualche modo ci avrebbero eliminati.”
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