Drinkare e non trinkare: il bergese fa scuola sul bere consapevole (video di tabloid)
Con incontri educativi e conviviali a Villa Sauli Podestà dove gli studenti dell'alberghiero si confrontano, fra informazioni, cultura e provocazioni, sui gravi rischi dello sballo e insegnano ai coetanei cocktail analcolici o a bassa gradazione.Lo sballo alcolico fra i giovani “è purtroppo molto diffuso ed estremamente pericoloso per la loro salute, ma sarebbe ipocrita – dice Maurizio Sentieri, antropologo e docente del Bergese - ignorare che anche le bevande alcoliche facciano parte delle culture della convivialità e delle tradizioni alimentari del Mediterraneo. La nostra scuola vuole affrontare questa contraddizione coinvolgendo ragazzi e ragazzi, insieme a intellettuali ed esperti come nutrizionisti, medici e psicologi, nell'educazione a un bere estremamente misurato e consapevole, fra informazione, cultura e provocazione con un progetto specifico”. Il progetto si chiama “Drinkare e non Trinkare” e si articola in un ciclo di cinque incontri educativi e conviviali sul bere consapevole sino al 19 maggio nella storica Villa Sauli Podestà a Pra'.
Durante ogni incontro, il primo è stato aperto da un intenso reading del poeta Claudio Pozzani, ragazzi e ragazze dell'ultimo anno del Bergese incontrano a turno i coetanei di altre scuole superiori per insegnare anche a loro l'arte di mescere e degustare drink di tendenza, analcolici e a bassa gradazione alcolica. Il debutto, con insegnamenti e degustazioni per i ragazzi e le ragazze dell'istituto Rosselli, è stato dedicato a due cocktail, uno analcolico e l'altro moderatamente alcolico, molto interessanti ed entrambi al profumo di basilico.L'iniziativa del Bergese rientra infatti nel progetto Mortaio in cui l'alberghiero è partner, insieme al Cif, della Città metropolitana di Genova per il rilancio di prodotti, lavoro e identità del territorio attraverso il Parco del Basilico e un incubatore di idee e iniziative sulle filiere e le tradizioni locali a Villa Sauli Podestà.
L'edificio storico è di proprietà della Città metropolitana che l'ha recuperata e restaurata con un investimento di 4,5 milioni di euro (cofinanziati per 720.000 da fondi dell'Unione Europea).