Difesa comune, economia sociale, investimenti: l’europa di sandro gozi (video di tabloid)
Intervista al sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega agli affari europei, realizzata a margine del convegno 'Cambiare l'Europa' promosso in Città metropolitana dal Centro in Europa. “Una difesa comune europea è necessaria, il governo italiano intende aprire il cantiere della difesa e della sicurezza comune europea, perché se il terrorismo attacca l’Europa come un’unica entità, la risposta deve essere unitaria”. Così Sandro Gozi, sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri con delega agli affari europei, in questa video-intervista rilasciata a Tabloid prima del convegno sulle riforme dell’Unione europea tenutosi il 5 aprile 2016 nella sala del consiglio metropolitano, dove Gozi, introdotto da Carlotta Gualco (direttore del ‘Centro in Europa’, che ha organizzato l’incontro) è stato intervistato dal vicedirettore del Secolo XIX Vittorio De Benedicits. “La difesa comune europea – ha spiegato il sottosegretario – si costruisce integrando il lavoro dei servizi segreti, polizie e magistrature dei diversi Paesi membri dell’Ue”. Per quel che riguarda la politica economica, Gozi ha detto che la priorità del governo italiano è introdurre “politiche finalizzate alla crescita e alla sicurezza sociale", perché “le politiche di austerity sono state bocciate dagli elettori europei nelle urne, e quindi non sono adeguate”. Importante anche spingere sempre più sullo sviluppo economico. “Il Piano Juncker sugli investimenti strategici – ha dichiarato il sottosegretario – è un primo passo molto importante in questa direzione, anche se non sufficiente e bisogna aggiungere altri strumenti. In ogni caso il Piano, fortemente voluto dall’Italia che è stata la prima ad utilizzarlo, finanzia nel nostro Paese progetti di piccole e medie imprese, piccole banche, infrastrutture per 1,3 miliardi di euro, che attireranno con un effetto leva altri 12 miliardi di investimenti privati”. Infine Gozi ha parlato di politiche sull’immigrazione: “E’ impensabile – ha sostenuto – affrontare una questione di dimensioni globali con 28 politiche diverse, ripristinando le frontiere interne all’Unione ed alzando muri. Occorre invece un’azione comune di presidio delle frontiere esterne, creando un corpo unico di polizia europea delle frontiere, e contestualmente fare accordi di cooperazione con i Paesi extra-Ue di transito dei rifugiati. Lo abbiamo già fatto con i Paesi africani e con la Turchia“.