Dal gingko biloba alle felci tropicali, viaggio nell’orto botanico (video di tabloid)
Il programma della Città metropolitana di Genova racconta per immagini la ricchezza di specie vegetali da tutto il mondo dell’Orto Botanico dell’Università di Genova, tesoro didattico, scientifico e divulgativo della biodiversità.Una straordinaria varietà di piante, medicinali, per uso alimentare, tessile, rituale da tutto il mondo. Dal Gingko Biloba, una specie che comparve sul nostro pianeta 250 milioni di anni fa, alle grandi felci arboree tropicali, piante che originarono addirittura nel Carbonifero, 300 milioni di anni fa, le raccoglie uno straordinario scrigno della biodiversità: l’Orto Botanico dell’Università di Genova.Il suo primo nucleo risale al 1803: 2.000 metri quadrati acquisiti dall'antica tenuta del Collegio di San Gerolamo in Balbi che sino alla fine del '700 apparteneva ai Gesuiti. Poi all'Orto Botanico dell'Università di Genova si aggiunsero altri 4000 metri quadrati nel 1835, dalla tenuta di Pietraminuta, sempre dei Gesuiti, dietro via Balbi e infine nel 1865 l'assetto fu completato, con l'acquisto della parte rimanente della stessa tenuta. La superficie arrivò così ai 10.000 metri quadrati, la stessa di oggi, su ampi terrazzi alle spalle di via Balbi verso corso Dogali.Il Gingko Biloba fu a lungo ritenuto estinto, ma poi si scoprì che in Tibet i monaci avevano sempre continuato a coltivare questo albero per loro sacro. Ne esiste un esemplare anche all’Orto Botanico di Genova e la sua curatrice Elena Mora spiega che questa pianta “ha molte proprietà in erboristeria e in medicina ed è impiegata per produrre farmaci per le patologie degenerative del cervello come l’Alzheimer.”E di alberi davvero sorprendenti, che fanno fare il giro del mondo in pochi metri, l’Orto Botanico dell’Università ne ha davvero molti. Come l’Erythrina Falcata “che fra poco si riempirà di grappoli di fiori rossi” originaria della foresta brasiliana. Se ne studiano le proprietà, per esempio quelle anticoncezionali, ben note alle donne delle popolazioni locali che “assumendo solo una piccola quantità dei suoi semi riescono a ottenere effetti anticoncezionali che durano otto o nove mesi”.Nei mille quadrati delle grandi serre, alte al culmine dieci metri per accogliere anche esemplari di dimensioni molto notevoli, vivono piante tropicali, acquatiche, orchidee, bromeliacee e le lussureggianti grandi felci arboree “fiore all’occhiello dell’Orto Botanico”.Dopo l’affascinante serra delle piante tropicali, dove s’impara anche che una palma usata nelle case e a scopo ornamentale come la Raphis, è una preziosa riserva alimentare perché il suo tronco è ricco di una farina ad alto tasso di amido, si entra a contatto con un vero e proprio ecosistema: la vasca delle piante acquatiche che ne contiene di tutti i tipi, alcune con le radici ancorate al fondo, altre galleggianti e altre ancora tipiche di ambienti intrisi d’acqua: dalle ninfee tropicali con proprietà medicinali al vero papiro egizio da carta alle felci, come la Salvinia Natans che galleggia fra papiri, ninfee e pesci rossi. “Le piante galleggianti – spiega Elena Mora – sono molto utili anche per la depurazione delle acque perché attraverso le loro radici flottanti immagazzinano oltre ai nutrienti anche i metalli pesanti.” Nella stessa serra anche la collezione delle orchidee e molte bromeliacee, piante che vivono solo sul continente americano, con una conformazione a rosetta per raccogliere l’acqua.Se l'Orto Botanico dell'Università di Genova è il regno della biodiversità, la stanza del trono è la serra delle grandi felci arboree. Nel 1852 ne possedeva ben 250 specie, la seconda collezione più grande al mondo dopo quella dei Few Gardens londinesi. Purtroppo poi i bombardamenti della seconda guerra mondiale hanno colpito anche questo patrimonio che resta però il cuore più prezioso dell'Orto Botanico con 65 specie da tutto il mondo. “Le fronde arrivano sino a cinque metri e qui hanno tutto lo spazio necessario per svilupparsi”. Fra le più spettacolari le felci dell’America centrale, coperte di una fitta peluria per mantenere sempre su tronco e fronde il giusto grado di umidità e l’asiatica Angiopteris Evecta “introdotta in coltivazione per la prima volta proprio all’Orto Botanico di Genova – dice Elena Mora - e questo è l’esemplare originale arrivato a metà dell’Ottocento”.L'Orto Botanico dell'Università di Genova è visitabile tutte le mattine dei giorni feriali e il martedì e giovedì anche al pomeriggio. Info su orari e contatti: http://www.ortobotanicoitalia.it/liguria/genova/
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