Atp, approvata la fusione in Amt
Atp si fonderà in Amt, e dalle due aziende di trasporto pubblico locale, quella metropolitana e quella cittadina di Genova, nascerà una newco, a cui Città metropolitana affiderà senza gara il servizio di trasporto pubblico nell’intero bacino metropolitano. E’quanto prevede una delibera votata a maggioranza nell’ultima seduta del consiglio metropolitano uscente, che si congeda così con questo importante provvedimento prima di passare il testimone al prossimo consiglio che sarà eletto l’8 ottobre. La delibera, presentata direttamente dal sindaco metropolitano Marco Bucci, ha suscitato un vivace confronto: in particolare, numerose osservazioni critiche sono state sollevate dai consiglieri di area Pd, prima del voto finale che ha approvato il provvedimento con 10 voti favorevoli, 2 astenuti e 4 contrari. La fusione di Atp in Amt è l’unica strada possibile per affidare il servizio di trasporto pubblico locale senza gara, attraverso la modalità dell’in house providing che il sindaco Bucci vuole perseguire considerandola più vantaggiosa. Infatti Città metropolitana è uscita dal capitale di Atp spa, azienda senza dipendenti che controlla Atp Esercizio, per adempiere ai dettami dei decreti Madia sulle società partecipate, e quindi l’unica azienda pubblica di trasporto a cui il servizio può essere affidato senza gara è la newco che si è deciso di far nascere attraverso la fusione Atp-Amt. Secondo il sindaco l’affidamento senza gara a un’azienda pubblica controllata è la modalità migliore per soddisfare il pubblico interesse: garantisce un servizio di qualità per gli utenti, visto che la conformazione del territorio metropolitano, in particolare dell’entroterra, rende alcune linee non interessanti per le aziende private e quindi a rischio di essere tagliate, e inoltre tutela i lavoratori di Atp, che con l’arrivo di un privato potrebbero perdere il posto di lavoro. Gli aspetti contestati dai consiglieri Pd che hanno votato contro, in particolare Nino Oliveri e Cristina Lodi, sono stati soprattutto due. Ma i consiglieri che hanno votato no vedono diversi punti critici, in particolare la difficoltà per una società pubblica di finanziare gli investimenti e il rischio che lo Stato, in base alle norme, tagli del 15% il finanziamento pubblico all'azienda in house se questa non riceve l'affidamento del servizio entro il 30 settembre. Bucci ha replicato a queste obiezioni assicurando che i finanziamenti si troveranno e che il rischio di taglio dei fondi statali sarà scongiurato.