Museo diocesano, capolavori d’arte e radici d’epoca romana (video di tabloid)
Le immagini del programma Tabloid della Città metropolitana sulle sculture, le pale della grande pittura a Genova fra XIV e XVIII secolo e anche preziosi reperti di un’antica domus romana del I secolo a.C. nei sotterranei del Chiostro di S. Lorenzo Dagli antichi reperti di un’antica domus romana nei sotterranei agli esempi di grande scultura del ‘300 e di molti dei più insigni maestri della pittura a Genova dal XIV al XVIII secolo. La memoria storica delle vicende della chiesa genovese nei secoli e del rapporto fra città e territorio attraverso le opere d’arte trova il suo fulcro nel Museo diocesano, dal 2000 nel Chiostro dei canonici di San Lorenzo, eretto fra il 1145 e il 1178 su un sito dalle radici bimillenarie: l’antica collina genovese che sul lato nord aveva un pendio ripido, poi terrazzato per insediarvi abitazioni e una fornace, oltre duemilacento anni fa, quando la zona era poco lontana dal tessuto urbano di epoca romana. Undici secoli più tardi proprio qui sorse il chiostro dei canonici di San Lorenzo e nei suoi sotterranei le indagini della Soprintendenza archeologica della Liguria nel 1987, prima dei restauri del 1988-92, hanno riportato in luce anche le vestigia romane: spazi rivolti verso via Tommaso Reggio di una domus del I secolo avanti Cristo, dell’età repubblicana, miniera di preziosi reperti, dall’ara della stanza consacrata alle divinità alle anfore con grappoli d’uva carbonizzati da un incendio, e di molte informazioni storiche.Lo racconta al microfono di Tabloid, videoprogramma della Città metropolitana di Genova, Paola Martini, curatrice del Museo diocesano che negli stessi sotterranei accoglie anche un maestoso e straordinario esempio scultoreo del ‘300: il monumento funebre del potente e munifico cardinale Luca Fieschi, morto nel 1336, nipote di papa Adriano V e pronipote di Innocenzo IV. Quest’opera, tutt’ora oggetto di studio, fu il primo monumento funebre privato accolto nella cattedrale di San Lorenzo, arrivato infine, dopo molte vicissitudini nei secoli, nel cuore del Museo.Dal ‘300 della scultura si arriva, salendo al piano superiore, a quello della pittura con il polittico di San Bartolomeo su fondo aureo di Barnaba da Modena, la figura più importante e quasi egemone della pittura a Genova nella seconda metà del XIV secolo. E nel museo, con preziose collezioni di argenti e tessili, seguono poi molti esempi della straordinaria qualità pittorica a Genova fra XVI e XVIII secolo, da Perin del Vaga a Luca Cambiaso, senza dimenticare Teramo Piaggio o Pietro Francesco Sacchi, e poi da Domenico Fiasella a Domenico Piola e Gregorio De Ferrari.