Caffaro e iacopo da varagine, nei tesori d’archivio la memoria di genova (video di tabloid)
Il programma della Città metropolitana racconta l'affascinante mostra curata e allestita dall'Archivio di Stato di Genova che per la prima volta dopo 500 anni espone insieme i due manoscritti più antichi degli Annali di Caffaro e la Cronaca di Iacopo da Varagine.Il suo cuore è davvero straordinario: gli Annali del Caffaro, di cui per la prima volta dopo 500 anni sono esposti insieme i due manoscritti più antichi conosciuti e la Cronaca di Iacopo da Varagine, ma nell'affascinante mostra allestita dall'Archivio di Stato di Genova “Tesori d'archivio” sono davvero tanti i documenti preziosi, unici e originali, in latino, arabo, greco, armeno e turco a illuminare la storia di Genova. In un nuovo video il programma Tabloid della Città metropolitana racconta l'esposizione con la guida della sua curatrice, Giustina Olgiati dell''Archivio di Stato.“E' un patrimonio che parte dalle origini della città – spiega la dottoressa Olgiati – dal patto della Compagna e anche prima, testimonia l'espansione in Terra Santa, la presenza dei genovesi sulla via della seta prima di Marco Polo, i loro primati nella navigazione, come la riapertura della rotta atlantica verso l'Inghilterra, il fondo notarile della città, il più ricco e antico al mondo con il celebre cartolario di Giovanni Scriba, amico del Caffaro, che ricevette da Federico Barbarossa l'ultimo privilegio imperiale, del 1162, per Genova."E poi il mondo della finanza, il banco di San Giorgio, prima banca pubblica al mondo "e anche il problema di Cristoforo Colombo, che per noi non esiste - dice la dottoressa Olgiati - ma lasciamo scegliere al pubblico attraverso i documenti esposti se dobbiamo pensarlo genovese come lui stesso si dichiarò o magari figlio illegittimo di Innocenzo VIII come si dice adesso.” Le colonne portanti della mostra, fra magnifici manoscritti, bozzetti di affreschi e sculture, mappe e disegni cartografici, sono gli Annali di Caffaro e la Cronaca di Iacopo da Varagine. Sia il codice ufficiale dell'opera di Caffaro, in prestito alla mostra genovese dalla Biblioteca nazionale di Francia, che la sua più antica copia della fine del '300, hanno una storia complessa. Il primo lascia Genova alla fine del XIV secolo e dopo vari passaggi arriva a Torino. Anche il secondo tra fine '400 e inizio '500 non è più a Genova. Vi rientra quando il vescovo Agostino Giustiniani lo dona alla Repubblica, ma tornerà poi in mani private, sino a quando nel '600 sarà ridonato alla città dal nobile Federico Federici. Entrambi i codici, però, varcheranno le Alpi e solo la copia sarà restituita alla metà del '900.“Il codice ufficiale – dice Giustina Olgiati - nel 1799 viene trasferito da Torino alla Biblioteca Nazionale di Francia dalle truppe napoleoniche. Nel 1808 la parte più importante dei documenti conservati a Genova, compresa l'antica copia degli Annali e i Libri Iurium vengono portati a Parigi, al ministero degli affari esteri. Dopo il Congresso di Vienna del 1815 che assegna Genova al Regno sabaudo, tutto il materiale prelevato dai francesi dovrebbe essere restituito. Ma a Parigi vanno solo archivisti piemontesi, non conoscono i documenti genovesi e riportano unicamente i materiali dell'archivio trasferito nel 1812, anche perché i francesi dicono espressamente di non avere più gli altri codici che torneranno solo nel 1952, come necessaria compensazione per gli archivi della Savoia voluti dalla Francia".Caffaro, nato nel 1081, figlio del nobile Rustico di Caschifellone, partecipa alle imprese di Guglielmo Embriaco in Terrasanta, è più volte console di Genova, ammiraglio della flotta contro pisani e saraceni, ambasciatore a Federico Barbarossa e il primo grande annalista laico del medioevo scrive affascinato e ispirato dall'importanza della storia.“Ha questa intuizione a 19 anni – racconta Giustina Olgiati - quando sale sulla flotta genovese diretta in Terra Santa e si vede aprire un mondo straordinario. Fra l'altro Guglielmo Embriaco senza di lui non sarebbe entrato nella storia, perché è Caffaro a raccontare la presa di Cesarea e la partecipazione dei genovesi alla presa di Gerusalemme. Lo fa solo 52 anni dopo, in Consiglio, dove presenta le sue note. I consoli ne comprendono l'importanza e decretano che vengano ricopiate su pergamena, preziosa e duratura, a spese del Comune, continuate da Caffaro, affiancato per la trascrizione dal giovane notaio Macobrio, conservate nell'archivio della città e proseguite dopo la morte di Caffaro. Questa è l'origine degli Annali.”Un secolo dopo Iacopo da Varagine, intellettuale coltissimo, domenicano e importante priore dell'ordine, potente arcivescovo di Genova e celebre per la Leggenda Aurea e i modelli dei sermoni, introduce nella storia un tema diverso che scandisce anche la sua Cronaca (Chronica Civitatis Ianuensis). “Mentre la periodizzazione di Caffaro - dice Giustina Olgiati - sono i consoli, nella visione di Iacopo da Varagine la città è ispirata da Dio, la sua grandezza si vede dal fatto che sia sede di un vescovo o di un arcivescovo e quindi il segno della Provvidenza entra nella storia e nella Cronaca di Iacopo con una forza che invece, anche se presente, era piuttosto mantenuta sotto tono da Caffaro. E Iacopo da Varagine, a differenza di Caffaro che racconta gli avvenimenti legati alla prima Crociata, vuole risalire all'indietro nel tempo, ricercando anche l'etimologia del nome di Genova.”La mostra Tesori d'Archivio è aperta, con visita gratuita, sino al 30 novembre all'Archivio di Stato di Genova.
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