La grande guerra, a masone il 1917 tra caporetto e rivoluzione d’ottobre (video di tabloid)
Al Museo Tubino una mostra fotografica con splendide immagini rievoca i mille aspetti - militari, storici, geopolitici, economici, sociali e culturali - dell'immane conflitto che sconvolse e cambiò l'Europa.Una storia così grande che ne contiene mille: sono innumerevoli gli aspetti storici, politici, militari, economici, sociali e culturali della Prima guerra mondiale, immane tragedia del Novecento che decimò un’intera generazione in tutta Europa e che fu il primo conflitto di massa a coinvolgere non solo gli eserciti ma l’intera popolazione e l’intera economia delle Nazioni belligeranti. Quell’evento, esattamente un secolo fa, non fu solo una storia di battaglie e generali: fu uno sconvolgimento epocale che cambiò profondamente la storia e la società, mettendo anche a nudo la fragilità del grande mito positivista del progresso industriale infinito: le grandi fabbriche che con la produzione bellica avevano raggiunto l’apogeo della produzione, assorbendo enormi quantità di lavoratori, donne comprese, alla fine della guerra entrarono in forte crisi, causando disoccupazione, malcontento e proteste. E poi ovviamente ci furono le conseguenze geopolitiche: il crollo del mondo ottocentesco rappresentato dall’Impero asburgico, l’ascesa degli Stati Uniti come prima potenza mondiale, la Rivoluzione d’Ottobre in Russia. E le conseguenze sociali, per esempio in Italia, dove al fronte si mescolarono per la prima volta soldati del Nord e del Sud, con una prima presa di coscienza di essere parte di un’unica nazione. Alla Grande Guerra è dedicata in questi giorni una mostra fotografica al Museo Tubino di Masone, in prestito dalla Biblioteca Universitaria di Genova, che rappresenta la mostra del ventennale della Rassegna Internazionale di fotografia lanciata dal piccolo museo della Valle Stura nel 1997. Oggetto della mostra, in particolare, è un anno, il 1917, di cui ricorre il centenario, che fu l’anno di svolta del conflitto: in ottobre scoppiò in Russia la rivoluzione bolscevica, che porto rapidamente all'uscita del paese dal conflitto, e questo ebbe come conseguenza lo spostamento delle forze austriache e tedesche sul fronte italiano e lo sfondamento di Caporetto, terribile disfatta militare diventato sinonimo di sconfitta totale: un intero esercito in rotta, sovrastato dall’onda d’urto dell’avanzata austriaca, arretrò in meno di tre settimane di centinaia di chilometri, fino alla linea del Piave, fra diserzioni di massa. Determinante a evitare conseguenze peggiori fu l’intervento di americani e inglesi, accorsi per evitare che il nemico raggiungesse il confine italo-francese attaccando da Sud la Francia già stremata dall’indicibile ecatombe del fronte occidentale, rimasto simbolo universale della follia della guerra di massa con le sanguinosissime battaglie della Somme e di Verdun, che mieterono decine di migliaia di giovani vite. La Rivoluzione d’Ottobre, oltre a questa conseguenza militare di ribaltamento dello scenario, ebbe anche, fin da subito, altre conseguenze: in Italia, infatti, ridiede vigore al fronte anti-interventista formato da buona parte delle forse politiche socialiste, che videro nella Rivoluzione realizzata un nuovo stimolo alla propria speranza di un mondo di giustizia sociale privo di guerre. Il socialismo era infatti pacifista, poiché vedeva nella guerra come un prodotto del capitalismo avido di arricchimento. Che la guerra facesse la fortuna dell'industria pesante non era un'opinione: il conflitto aumentò a dismisura la produzione industriale, anche in Italia e in particolare a Genova, dove raggiunsero dimensioni mai toccate prima (né dopo) le grandi fabbriche siderurgiche, meccaniche e navali come Ansaldo e Piaggio. Questo ebbe conseguenze sociali, con l'ingresso in massa delle donne negli stabilimenti industriali lasciati sguarniti dagli uomini richiamati al fronte.
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