Generazione y, genova vuol attrarre giovani talenti creativi (video tabloid, versione in italiano)
Incontro a Genova fra i rappresentanti delle 12 città europee aderenti al progetto Gen-Y Cities, che individua best practices per rendere le città attrattive per i giovani creativi. I casi di Nantes (Fr) e Wolverhampton (Uk). Dodici città europee che condividono esperienze di politiche pubbliche per attrarre i talenti creativi della generazione Y, quella dei giovani nati fra il 1984 e il 2000: è il progetto europeo Gen-Y City, a cui insieme a realtà urbane come Wolverhampton (Uk), Nantes (Francia), Granada (Spagna) e Poznan (Polonia), che è capofila, aderisce anche Genova, città che con i giovani ha un rapporto sempre più difficile e controverso, data il suo inarrestabile invecchiamento demografico, che rischia di generare anche un invecchiamento culturale. Il 7 e 8 novembre i rappresentanti delle città aderenti al progetto si sono incontrati proprio a Genova per confrontare le proprie policy urbane sull’industria culturale giovanile, in particolare musicale e artistica. Le tendenze musicali e artistiche, infatti, nascono spesso in contesti giovanili, e quindi le amministrazioni pubbliche devono sostenere adeguatamente i giovani affinché la loro passione artistica si trasformi in attività professionale, con ricadute positive sull’economia. In che modo supportare i giovani creativi e attrarli nelle città? (testo segue in basso).
I risultati delle ricerche, e le policy attuate in varie città europee, si possono riassumere in queste quattro azioni: creare opportunità di lavoro per i giovani, attuare politiche abitative che rendano disponibili alloggi a basso costo, riqualificare spazi urbani vocandoli ad attività creative giovanili e infine sviluppare in città un’offerta culturale a misura di giovani, come hanno spiegato Jim Sims, esperto di sviluppo economico e lead expert del Progetto Gen-Y City, e alcuni dei rappresentati delle città del progetto. In particolare Jean-Jacques Derrien del Comune di Nantes ha spiegato come negli ultimi 20 anni la città francese abbia cercato di favorire le professioni digitali, avvicinando a questa industria anche i giovani esclusi dal mondo della scuola ma dotati di talento, mentre Anthony Hughes dell'Università di Wolverhampton ha raccontato come negli ultimi 16 anni abbia lavorato a un network musicale per mettere insieme musicisti, produttori, radio, in modo da trasformare il movimento musicale creativo della città in vero progetto culturale e attività economica. E la musica è al centro anche del focus che l'incontro genovese ha dedicato alla stessa città di Genova: nella nostra città, infatti, esiste un fermento creativo giovanile che cerca l’appoggio delle istituzioni. Il Comune, come ha spiegato Valeria Magliano della direzione cultura, cerca da tempo di essere il punto di riferimento dei giovani che si interessano di musica, per aiutarli a trasformare la loro passione creativa in attività professionale. Ma la strada da fare è ancora lunga: Mattia Solimano, dell'Università Bocconi, suggerisce di creare un network che unisca i locali e i musicisti in un'unica offerta commerciale, Simone Meneghelli dell'Unione Giovani Creativi pensa che il luogo giusto per creare spazi per la musica sia la periferia, perché il centro storico ha troppi vincoli, Roberto Doati, dicente di musica elettronica al Conservatorio Paganini, conferma che ciò che chiedono i giovani musicisti è avere spazi, strumenti elettronici e visibilità, più che avere finanziamenti, e infine Alessandro Mazzone, di Forevergreen.fm, ritiene che gli eventi come il festival di musica elettronica Electropark, organizzato dalla sua associazione, siano utili per sollecitare le istituzioni a seguire il movimento creativo giovanile e a soddisfare le sue esigenze, in un'ottica di sviluppo della città.