Polveri sottili nell'aria, il 10% arriva dal porto
Il porto e la città. A Genova, un rapporto plurisecolare. Ma se anticamente l'armonia era totale, tanto che era arduo distinguere le due realtà, negli ultimi decenni, con la crescita vertiginosa dell'attività sulle banchine, la convivenza è diventata più difficile, con una divergenza di interessi che la politica cerca faticosamente di ricomporre.
Un esempio di questa complicata coabitazione è l'inquinamento atmosferico causato dalle navi, in particolare dai traghetti e dalle navi da crociera che approdano nell'area del porto più vicina al centro cittadino, sotto i quartieri collinari di San Teodoro, Lagaccio e Oregina.
I motori delle navi che manovrano in porto sono infatti molto inquinanti e producono emissioni che talvolta si possono anche vedere a occhio nudo. Altra fonte portuale di inquinamento sono le polveri di carbone, che col vento si sollevano dai depositi.
Queste emissioni portuali contribuiscono a generare le cosiddette PM 2.5, ovvero le poveri ultrasottili sospese nell'aria, che, se inspirate, diminuiscono la capacità polmonare delle persone, specialmente per chi ha particolari patologie respiratorie.
A Genova è fra il 10 e il 15% la percentuale di polveri sottili proveniente dalle attività portuali, contro il 30% di origine industriale, il 40% da traffico stradale e il resto da altre fonti.
PAOLO PRATI
Università di Genova
Questa scoperta è stata fatta grazie ad Apice, un progetto europeo durato tre anni che ha coinvolto cinque grandi porti del Mediterraneo (Barcellona, Genova, Marsiglia, Venezia e Salonicco) per analizzare appunto gli effetti delle attività portuali sulla qualità dell'aria e adottare misure per contrastarli.
Ecco un elenco di possibili misure di contrasto all'inquinamento portuale proposte dai rappresentanti delle cinque città del progetto.
TERESA ZANNETTI
Provincia di Genova
A Genova i partner di Apice sono stati, come si è visto, la Provincia e il dipartimento di fisica dell'università. La prima ha messo a disposizione la propria rete di centraline di rilevamento degli inquinanti atmosferici, in particolare tre: corso Firenze, poco a monte della Stazione Marittima, Multedo, vicino al porto petroli, e Bolzaneto, che essendo lontana dal mare permette di avere un parametro di riferimento. L'università invece ha rilevato i dati, li ha analizzati e ha creato un cosiddetto 'modello di trasporto', che consente di capire come si propaga l'inquinamento portuale.
Ecco come è stato fatto il lavoro.
PAOLO PRATI
Università di Genova
I campioni inquinati sono stati poi pesati su una bilancia estremamente precisa: la differenza di peso con un campione vergine ha determinato l'esatta quantità di polveri assorbite.
Un metodo non nuovo per l'università, che lo applica da anni anche prima del progetto Apice, prelevando campioni in moltissimi punti del territorio provinciale e archiviandoli in diversi cassetti.
PAOLO PRATI
Università di Genova
Al di là del progetto Apice, il dipartimento di fisica dell'università di Genova studia da anni l'inquinamento atmosferico. Uo strumento sperimentale creato dai ricercatori genovesi, per esempio, fa attraversare i campioni inquinati da raggi laser colorati, misurando così al loro interno la quantità di uno specifico tipo di polveri sottili, quelle carboniose, distinguendo ulteriormente tra quelle prodotte da combustione di combustibili fossili (benzine e carbone) e quelle prodotte da combustione di legna. Le famose biomasse, infatti, non bruciano in modo così innocuo come molti ritengono sull'oda della moda delle energie rinnovabili.
PAOLO PRATI
Università di Genova
Altra analisi che i fisici genovesi sono in grado di fare è quella sulla quantità di metalli presenti nei campioni: sono cinque quelli bollati dalla legge come nocivi, il piombo, l'arsenico, il nichel, il cadmio e mercurio, ma anche gli altri vanno tenuti d'occhio.
PAOLO PRATI
Università di Genova