Province, via l'irpef ma va tutto a Roma
I cittadini non risparmieranno nulla, ma in effetti da oggi la provincia, intesa come ente, gli costerà un po' di meno. I soldi finiranno tutti nelle casse dello stato e contribuiranno al risanamento del bilancio nazionale con i tagli lacrime e sangue del decreto salva Italia e soprattutto della riforma delle pensioni.
Giulia Oliveri -- Dirigente servizi finanziari della provincia di Genova
Vediamo di capire meglio con una tabella. Lo stato ha azzerato il trasferimento alle province, fra cui quella di Genova, che godevano ancora della compartecipazione alla tassa sul reddito, l'Irpef. Sedici milioni e mezzo di meno. A cui va sommato, in negativo, un milione e centomila di abolizione dello storno dell'IVA sul trasporto pubblico locale.
Per compensare queste minori entrate e far approvare al consiglio la variazione di bilancio gli uffici finanziari hanno potuto contare sulle nuove entrate del fondo di riequilibrio, che pur con un milione e settecentomila euro di meno sostituiscono, almeno in questa fase transitoria verso il federalismo fiscale, la compartecipazione Irpef. Allora, ecco che il maggior gettito previsto della tassa ambientale, l'azzeramento degli stanziamenti sugli ammortamenti finanziari. E soprattutto, finalmente una buona notizia, un risparmio strutturale per le minori spese elettorali - che già nel 2012 sarà di un milione e trecentomila euro e che si ripeterà ogni cinque anni -- consentono il pareggio.
Questo grazie al nuovo sistema elettorale di secondo livello, per cui i consiglieri saranno eletti dai sindaci e dai consiglieri comunali. Che non significa ente di secondo livello. Le province restano nell'ordinamento costituzionale al pari dei comuni, delle regioni e dello stato formano la Repubblica. Solo, che i suoi amministratori, come il capo dello stato, saranno eletti da un corpo elettorale ridotto e qualificato.
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