Nei lager per ricordare la Shoah e battere anche i razzismi di oggi
Quando suo figlio compì diciott’anni Frank Ziereis gli regalò un revolver, perché uccidesse quaranta prigionieri. L’ufficiale delle SS era il famigerato comandante nazista di Mauthausen, dal 1939 alla liberazione del lager dove trovarono la morte più di 150.00 persone, vittime di un male selvaggiamente disumano e senza redenzione. Di quell’inferno Ziereis, fra i prediletti di Himmler, fu spietato e sadico interprete dello sterminio dei prigionieri – antinazisti, intellettuali, oppositori politici, ebrei, testimoni di Geova, omosessuali – spesso annientati sulla scala della morte, 186 ripidi gradoni fra il lager e la cava che i deportati consunti dalla denutrizione e bastonati dovevano salire carichi di blocchi di granito. Chi cadeva, o veniva fatto cadere perché le SS si divertivano a far inciampare i più deboli, travolgeva i compagni e veniva ucciso. E poi le iniezioni di benzina o fenolo nel cuore, i bagni di morte per far congelare nudi all’aperto d’inverno per notti intere reclusi, gli uomini sbranati dai cani, le camere a gas, i massacri di persone disabili nel castello di Hartheim. Era l’inferno quotidiano di Mauthausen e dei suoi campi satelliti. Ne hanno rivissuto la memoria con gli occhi, il cuore e le emozioni gli studenti delle scuole superiori genovesi D’Oria, Gaslini-Meucci, Majorana-Giorgi, Duchessa di Galliera, Deledda e dell’Istituto chiavarese in Memoria dei morti per la patria durante il pellegrinaggio ai lager nazisti organizzato dall’Aned con istituzioni ed enti locali. Fra loro anche la Città metropolitana che ha ospitato nella sala consiliare di Palazzo Doria Spinola una riflessione su questa esperienza che dalla memoria della Shoah si proietta al presente e alle sue drammatiche contraddizioni.
RAHEL ANIS, Istituto Majorana-Giorgi
ROBERTO CARBONE, Istituto Majorana-Giorgi
FRANCESCA PAOLESSI, Istituto Duchessa di Galliera
MIRYAM KRAUS, ANED Genova