Donne picchiate e che fanno mestieri da uomini
Donna al volante, pericolo ambulante. Quante volte abbiamo ripetuto o sentito ripetere questo luogo comune totalmente infondato? Sappiamo tutti che non è così, che le donne guidano molto bene, e sanno fare con naturalezza tutte le operazioni necessarie a condurre un veicolo. Quelle più brave, addirittura, guidano i tir. Da che cosa deriva allora questa sfiducia degli uomini nelle donne, soprattutto quando queste svolgono attività e mestieri ritenuti maschili, come appunto guidare un'auto o passare la pialla su un pezzo di legno? A spiegarcelo arriva in soccorso la sociologia, in particolare la sociologia visuale, ovvero una nuova disciplina che accosta alla ricerca sociologica tradizionale, fatta attraverso interviste, fotografie che indaghino un determinato tema. Sociologa visuale è per esempio Emanuela Abbatecola, dell'Università di Genova, che ha fatto uno studio proprio sul rapporto tra donna e mestieri maschili, oggi diventato una mostra in corso a Palazzo Ducale, Donna Faber.
EMANUELA ABBATECOLA, SOCIOLOGA VISUALE UNIVERSITA' DI GENOVA
Insomma, la ricerca ha scoperto che agli uomini non fa piacere che le donne entrino in luoghi di lavoro dove per tanti anni sono stati fra di loro, e che per questo spesso le prendono in giro o fanno loro battutacce, qualche volta a sfondo sessuale. Oppure si offrono di aiutarle nel lavoro, cosa che le donne vedono come un atto di sfiducia, anzi di invalidazione. Le fotografie in mostra sono state realizzate a Genova e in altri luoghi del Nord Italia dai fotografi dell'associazione 36mo Fotogramma.
EMANUELA ABBATECOLA, SOCIOLOGA VISUALE
La mostra 'Donna Faber' è inserita fra le numerose iniziative organizzate a Genova lungo tutto il mese di novembre per celebrare la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, caduta il 25 del mese. Un ricco calendario di eventi -- mostre, concerti, conferenze, spettacoli teatrali e un flashmob ormai tradizionale in piazza De Ferrari organizzato a Genova da vari soggetti istituzionali e associazioni, fra i quali spicca la Provincia di Genova, che, con il suo servizio Pari Opportunità, coordina i vari centri antiviolenza della città, compreso il proprio, quello di via Mascherona.
Al centro antiviolenza di via Mascherona, civico 19, si rivolgono le donne che hanno subito violenza: in circa 5 anni, dal 2009 al 2013, lo hanno contattato circa 1.400 donne, di cui circa la metà sono state inserite in nuovi progetti di vita. Il numero delle vittime in cerca di aiuto è in crescita: è infatti cresciuto di un terzo, a 300 donne, nel 2013 rispetto al 2012 (dati dei primi dieci mesi).
Proprio intorno al centro antiviolenza di via Mascherona è nata un'altra mostra, anch'essa in corso a Palazzo Ducale e anch'essa ideata in seno al laboratorio di sociologia visuale dell'Università di Genova. Anche qui, vale il principio della sociologia visuale: immagini fotografiche accostate a testi scritti. Le foto sono quelle di vere donne maltrattate che si sono rivolte al centro, mentre i testi sono trascrizioni di testimonianze di uomini che picchiano o maltrattano le donne, raccolte in un centro speciale di Firenze.
CRISITNA ODDONE, SOCIOLOGA VISUALE UNIVERSITA' DI GENOVA
ERICA CANEPA, FOTOGIORNALISTA